In vetta senza scorciatoie by Ed Viesturs

In vetta senza scorciatoie by Ed Viesturs

autore:Ed Viesturs [Viesturs, Ed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2022-02-06T23:00:00+00:00


* Tutti i passi citati sono tratti da J. Krakauer, Aria sottile, Corbaccio, Milano 1998. Traduzione di Lidia Perria (N.d.T.).

6

Sempre più vicino

Impiegammo altri due giorni per scendere. Poi – parlando di perfezionismo! – quando fummo a un centinaio di metri dal campo base, David ci fece fermare per poter filmare il nostro arrivo. Ero così vicino a Paula... non vedevo l’ora di abbracciarla, di baciarla. Ma David disse: «Voi ragazzi vi sedete qui, finché io e Robert non siamo pronti. Vi dirò io quando partire». Doveva essere reale; non si sarebbe accontentato di una banale interpretazione. Con le lacrime agli occhi, guardai mia moglie e, muovendo solo le labbra, le dissi: «Non posso venire, ancora!».

Finalmente, David gridò: «Azione!», e potemmo percorrere faticosamente quegli ultimi cento metri. Strinsi Paula a me, più forte che potei. In effetti, tutti abbracciarono tutti, mentre il regista filmava l’incontro.

Avremmo voluto lasciare il campo base immediatamente, ma avevamo bisogno di un paio giorni per preparare il resto dell’attrezzatura. Poi, finalmente, partimmo. Scendemmo per la valle, verso l’aria più densa. Dopo una lunghissima giornata, arrivammo a Dingboche, circondati dall’erba verde e dai rododendri che avevano rianimato Paula. Non poteva esserci soddisfazione maggiore del sapere che la spedizione era finita.

Ho una foto di David, Araceli, Paula e del sottoscritto sui gradini di pietra del lodge, a Dingboche, mentre beviamo una birra. Sembriamo traumatizzati: felici, tristi e al tempo stesso esausti. Sollevati di aver lasciato la montagna, ma ancora increduli davanti a quello che era successo intorno a noi.

Durante gli ultimi giorni, mentre lasciavamo la valle, riflettei a lungo e profondamente su ciò che avevamo passato, e sui risultati che avevamo ottenuto. Il sacrificio fisico ed emotivo che ci era stato imposto dalla tragedia e dal film sembrava quasi incommensurabile. Non ero mai stato coinvolto in un progetto capace di consumarti fino a quel punto.

Non entrai in depressione, dopo il disastro dell’Everest. E non ebbi alcun ripensamento riguardo alla decisione di scalare i quattordici Ottomila. La nostra terapia consisté nel parlare e riparlare continuamente di quanto era accaduto – non solo io e mia moglie, e non solo durante il viaggio di ritorno: no, la cosa andò avanti per anni, ogni volta che incontravo David, Araceli o Robert. E ogni volta che tengo una conferenza, o che proietto le mie diapositive, parlo della tragedia che si consumò sull’Everest nel 1996. A tanti anni di distanza, in alcuni punti del racconto mi sento ancora mancare il respiro, ed è difficile andare avanti.

Io, Rob, Scott e Veikka Gustafsson avevamo acquistato quattro posti per usufruire del permesso per scalare il Manaslu, poiché in origine avevamo accarezzato la speranza di poter conquistare due vette in un colpo solo, durante la primavera del 1996. Ora, avendo usato quasi tutto il mese di maggio per affrontare quella tragedia, e per portare il team dell’IMAX in cima all’Everest, il Manaslu era ovviamente fuori questione, sebbene non ci mancasse il coraggio necessario per intraprendere un’altra scalata. Dopo aver perso Rob e Scott, Veikka e io desideravamo soltanto tornare a casa.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.